Disability Pro è un programma di attività laboratoriali che vede la partecipazione contemporanea e collaborativa di soggetti con disabilità e non.I laboratori sono:
- Teatro;
- Danza;
- Pittura;
- Lavoro ed economia domestica.
Il tutto è stato accomunato da un percorso neurolinguistico, con l’ausilio di esperti, per la valorizzazione delle capacità e delle personalità dei soggetti coinvolti nell’iniziativa.
Con la collaborazione di associazioni, enti del terzo settore e imprese del territorio, si sono sviluppate attività laboratoriali accomunate dal focus dell’inclusione attiva di persone con disabilità assieme a persone senza disabilità, coinvolte nella produzione di opere materiali e immateriali che incentivino la comunicazione sociale, l’espressione del sé e la coesione comunitaria.
I risultati attesi della proposta sono:
- Realizzare attività che amplino la conoscenza delle arti e delle culture nei soggetti beneficiari;
- Attivare laboratori per incentivare la collaborazione reciproca tra tutti i partecipanti;
- Stimolare la comunicatività e il rispetto reciproco tramite la cooperazione;
- Acquisire strumenti di maggiore autonomia cognitiva e conoscitiva.
mettere insieme recitazione, musical e danza popolare. La scelta è caduta sull’adattamento in forma teatrale di un’antica leggenda massafrese, ovvero quella del MAGO GREGURO e di sua figlia MAGARELLA. Trattasi di una leggenda medievale molto sentita dalla popolazione massafrese, per cui si è ritenuto importante poterla adattare per una commedia teatrale con inserti musicali.
Il prodotto finale, che è andato in scena il 24 maggio 2024 presso il Teatro
Comunale di Massafra, ha convinto il pubblico per la messinscena altamente realistica, con l’utilizzo di costumi medievali e di sfondi, arredamento e scenografie che potessero riportare il pubblico indietro fino al medioevo. Per quanto riguarda il coinvolgimento attivo dei partecipanti, le prove si sono svolte in piena armonia, con impegno e
passione, verso il raggiungimento di un soddisfacente risultato finale. I partecipanti hanno imparato a stare in scena, a recitare all’interno di uno spazio limitato, quale è il palcoscenico e hanno intrapreso interessanti relazioni amicali destinate a durare e ad intensificarsi. Nel contempo hanno migliorato la loro capacità di rapportarsi con gli altri, di
rapportarsi con il pubblico, dimostrando interessanti doti interpretative.
L’attività è stata molto apprezzata dagli utenti, perché hanno avuto modo di integrarsi e perché la TEATROTERAPIA è indubbiamente una modalità di linguaggio “verso gli altri” totalmente diversa a quello cui i ragazzi sono stati abituati nella vita di tutti i giorni. Per tutti è un’esperienza da ripetere, tanto per gli utenti, quanto per noi docenti, che abbiamo avuto modo di apprezzare i miglioramenti, la gioia e la passione che i ragazzi hanno dimostrato verso il raggiungimento di un comune obiettivo.
La seconda fase è stata appunto il disegno su foglio. Una volta perfezionata l’idea sul foglio si è passati alla tela. Ognuno è stato munito di una tela di 70×50 cm e ha iniziato a riportare l’idea concepita sul disegno. La scelta dei colori è stata personale. Con vari pennelli e colori acrilici ogni partecipante si è espresso al meglio. L’ultimo step è consistito nell’uso dei pennarelli indelebili che hanno arricchiti e decorato, perfezionandola, l’opera d’arte concepita. Questa fase è stata individuale, perché è una fase delicata dove l’Opera esprime la parte “sognatrice” della persona. I partecipanti di diversa età, sesso e abilità si sono integrate perfettamente. Ognuno si è impegnato nel proprio lavoro con grande
passione. Da una diffidenza iniziale circa il risultato del loro impegno, si è passati allo stupore finale di ciò che avevano prodotto. Ognuno ha espresso se stesso, dato valore attraverso l’opera alla propria persona, al proprio vissuto. Sono emerse le differenti visioni di vita: ottimista, pessimista, problematica, insicura…e attraverso i colori l’armonia o meno che c’è nella persona. Un lavoro che ha ritirato fuori il meglio di se stessi, dando al tempo speso per tale laboratorio un valore di benessere, di estraneazione dalle problematiche quotidiane, un tempo solo per se stessi. Le persone diversamente abili sono state facilitate a entrare nel progetto non avendo impalcature mentali, blocchi psicologici, paletti di ogni genere come invece è emerso per diversi adulti normodotati.
Un altro obiettivo raggiunto è stata la capacità di relazionarsi tra i partecipanti di diversa età, genere e status sociale. Hanno migliorato la capacità di riflessione su se stessi, di concentrazione, di espressione di ciò che sono o ritengono di essere. Attraverso l’arte concepita si è riconosciuta la propria capacità generativa, di creazione di idee e di
concretizzazione delle stesse. L’attività si è conclusa con la Mostra delle opere prodotte, incorniciate e con scheda dell’artista, esposte nel chiostro dell’Oasi S. Maria degli Angeli, apprezzate da un numerosissimo pubblico.
I risultati sono stati ottimali per ognuno dei partecipanti, in quanto dalla prima lezione alla messa in opera della rappresentazione teatrale hanno sviluppato gradualmente progressi dal punto di vista della capacità di interazione, di comunicazione sia tra i compagni stessi che nei confronti del pubblico, vincendo le barriere della timidezza o della preoccupazione di non essere in grado. Ciascun beneficiario ha danzato con tutto il gruppo, sono nati nuovi rapporti di amicizia, fiducia in se stessi e di cooperazione con gli altri. Ognuno è stato in grado di trovare una soluzione su come danzare con gli altri nonostante il proprio impedimento fisico con allegria, impegno e determinazione. Ad ogni lezione si aggiungevano partecipanti perché gli utenti hanno raccontato all’esterno la loro personale esperienza basata sulla gratificazione degli obiettivi raggiunti. Nello spettacolo conclusivo gli Stessi, per i risultati conseguiti hanno sorpreso ed emozionato il pubblico, che ha richiesto il bis, con grande soddisfazione da parte di tutti.
Sono state svolte alcune “lezioni” con 14 ragazzi per insegnare loro l’importanza di fissarsi degli obiettivi e di mantenere costanza nel volerli raggiungere: dunque, con l’ausilio di strumenti semplici ma efficaci come qualche libro di testo, abbiamo introdotto i partecipanti ad una breve formazione al lavoro, singolo e di gruppo, e poi ci siamo immersi nel mondo delle “faccende domestiche”, sia nell’assetto della casa e degli effetti personali che nella gestione della cucina e dei pasti.
Le lezioni sono state interattive, allegre, partecipate e competitive. In un alternarsi di sfide personali e dimostrazioni varie, lo spirito di corpo che si è creato nel gruppo ha reso tutto molto leggero e affabile.
La disabilità, qualunque essa sia, presuppone qualche danno organico al sistema nervoso, a seconda dell’area interessata, gli effetti sono una conseguenza dell’area coinvolta. Le neuroscienze hanno documentato come nei casi in cui si verificano infarti cerebrali, grazie alla plasticità del cervello, è possibile recuperare, anche la piena funzionalità, di quelle parti inizialmente compromesse dall’accidente vascolare, proprio sfruttando aree nervose vicine all’area coinvolta che hanno conservato le proprie capacità di connessione tra cellule. Basandoci su questi presupposti, anche un disabile, con un possibile danno e/o limite al sistema nervoso, potrebbe sopperire, attraverso una intensa attività di stimolazione, e recuperare almeno in parte quelle funzioni e attività inizialmente carenti e/o deficitarie.
“La gente impara se fa le esperienze adatte nelle circostanze adatte. Le esperienze immaginate e fantasticate sono equivalenti a quelle reali.”
Il cervello può modificarsi, quindi, anche quando i messaggi provengono da esperienze interne, cioè quando provengono da azioni e comportamenti semplicemente immaginate.
Alvaro Pascual-Leon della Harvard university, lo ha anche dimostrato in un lavoro poi pubblicato:
- ad un gruppo di persone veniva chiesto di allenarsi a suonare il pianoforte per una settimana per un certo numero di ore al giorno;
- ad un altro gruppo di partecipanti gli si chiedeva di “allenarsi” semplicemente immaginando di farlo, sempre per un certo numero di ore.
Entrambi i due gruppi sono stati sottoposti a Risonanza Magnetica Funzionale (fRNM) prima dell’inizio e dopo una settimana di allenamento intensivo. Le neuroimmagini hanno dimostrato che tutti e due i gruppi avevano l’area della corteccia motoria che regola il movimento delle dita, decisamente aumentata rispetto al momento
iniziale. Questi cambiamenti del cervello, neuroplasticità, possono essere il frutto delle esperienze che viviamo, ma anche della sola attività mentale interna, ossia dei pensieri. Quando ci muoviamo in questa dimensione, quella della attività mentale interna, quella dei pensieri, entriamo nella dimensione dei sogni, delle metafore, delle fantasia, della immaginazione e che hanno la stessa valenza, come abbiamo visto nel lavoro di A. Pascual-Leon, e di tanti altri autori, delle esperienze dirette. Il teatro, la danza, il disegno e la pittura, sono dimensioni che abbracciano sia l’esperienza diretta che quella immaginata, possono essere uno strumento potente per ottenere quei cambiamenti auspicati, tali da favorire acquisizioni di nuovi circuiti neurali e quindi di nuovi comportamenti.
Al progetto hanno aderito 16 ragazzi, 11 donne e 5 maschi, 7 sono anche diplomati, portatori di disabilità di diverso tipo, dalla trisomia del cromosoma 21, alla Sindrome di Martin-Bell, dal disturbo dello spettro autistico alla sclerosi tuberosa, l’età media è di 29-30 anni (min 13 anni max 46 anni). All’inizio del percorso abbiamo valutato attraverso la semplice osservazione e con l’aiuto degli accompagnatori, la capacità di ciascuno, in nove specifiche aree:
- apprendimento e applicazione della conoscenza;
- compiti e richieste generali;
- comunicazione;
- mobilità;
- cura della propria persona;
- vita domestica;
- interazioni e relazioni interpersonali;
- area di vita principale;
- vita sociale, civile e di comunità.
Con l’attribuzione di un punteggio in ciascuna area e con un calcolo tabellare, ad ognuno è stato assegnato un punteggio totale che lo inquadrava in una situazione lieve, quando il punteggio risulta minore di 6; medio quando è tra 7 e 10 e grave quando è tra 11 e 19. Il valore medio trovato per i partecipanti è stato 4,36 (minimo 0 e massimo 16).
Quello che ci proponiamo con il progetto è migliorare ancora di più questo punteggio, basandoci proprio sulle premesse che sono state presentate prima, sulla “neuroplasticità”. La maggior parte dei partecipanti è attivamente coinvolta nei laboratori, ed in questo contesto l’inclusione e l’inserimento è una diretta conseguenza del fatto che quello che apprendono possono metterlo in pratica e questo facilita la relazione con gli altri portatori
di disabilità e non. Le conclusioni che possiamo trarre da queste prime osservazioni:
- Alcuni degli accompagnatori si sono fermati ad assistere alle attività previste dai laboratori ed alcuni di questi hanno partecipato direttamente, sia come figuranti o addirittura con delle parti precise nella rappresentazione teatrale e nelle danze previste, sia al corso di disegno e pittura. Tutti hanno riferito dei benefici ricevuti da questa partecipazione attiva.
- Così come è vero che il cervello è particolarmente “plastico” è vero anche che lo sono molto di meno le nostre convinzioni”.
- Quello che abbiamo verificato anche è che molti e diversi limiti che sicuramente ci sono nei portatori di disabilità, sono anche i risultati di convinzioni stereotipate sulla condizione di disabilità, non solo da parte degli interessati, ma anche di coloro i quali si prendono cura. Un esempio per spiegare questa situazione è l’acquisizione di transazioni economiche semplici, molti ragazzi, pur avendo raggiunto il traguardo del diploma, hanno dei limiti nel procedere nelle transazione economiche, limite che spesso abbiamo verificato essere soprattutto dei loro genitori e/o accompagnatori. Sono loro che non hanno mai permesso a questi ragazzi di potersi cimentare in questa abilità. Tra le attività pianificate del progetto è previsto anche questo laboratorio dove potranno anche sperimentare questa esperienza per acquisire questa abilità.